Reliquiario (XVII - XVIII secolo)
Dai cittadini di Zara in Dalmazia Roberto il Guiscardo aveva avuto in dono il braccio destro di
Santa Anastasia.
Roberto regalò la reliquia alla città di Santa Severina e la consegnò a Stefano, arcivescovo di
Santa Severina, il 29 ottobre 1083, giorno dedicato alla Martire.
La donazione aveva un significato politico di grande importanza perché segnava l’inizio del
processo di latinizzazione del territorio calabrese che era stato per molti secoli sotto la
giurisdizione del Patriarca di Costantinopoli.
Il popolo santaseverinese cominciava a venerare una Santa latina al posto di una santa, Santa Severina,
di origine bizantina.
La reliquia è certamente l’origine del culto di Santa Anastasia.
Le circostanze dell’arrivo della reliquia nel centro calabrese sono incerte perché non vi sono
documenti che lo attestino con sicurezza.
Alla reliquia, che inizialmente era custodita in una teca d’argento, fu conferita notevole importanza
soprattutto per il suo valore taumaturgico.
Il culto delle reliquie è una pratica che risale ai primi tempi del cristianesimo.
I primi cristiani veneravano i corpi dei martiri come testimoni della fede e della risurrezione perché
il corpo era il tempio dello Spirito Santo e con il corpo sarebbe avvenuta la risurrezione.
La Chiesa primitiva considerava sacri i resti dei martiri e le seppelliva con cura.
Inoltre si è sempre pensato che le reliquie siano dotate di poteri miracolosi e possano curare malattie,
proteggere da pericoli o conferire doni speciali.
Oggi la reliquia di Santa Anastasia è conservata in un bellissimo reliquiario d’argento che è composto
da una base realizzata nell'ultimo decennio del Seicento da un argentiere napoletano su committenza di
Antonio Gruther, feudatario della cittadina, e da un braccio eseguito durante l'episcopato di Mons.
Nicola Carmine Falcone (1743-1759).